venerdì 31 gennaio 2014

1 febbraio 2014: a Milano al Consolato Spagnolo

Anche Milano risponde alla mobilitazione italiana ed europea a sostegno delle donne spagnole: appuntamento domani, dalle h. 14 in Piazza Cavour: nei pressi del Consolato Spagnolo, che si trova in via Fatebenefratelli 26. Il Governo spagnolo ha sferrato un duro attacco ai diritti delle donne e le donne di tutta Europa stanno rispondendoUnitevi all'evento su facebook; troverete qui tutti gli appuntamenti.
E NON ci si prenda in giro con la scusa del "diritto alla vita": l'applicazione seria della legge 194 aveva ridotto drasticamente il ricorso agli aborti, un processo virtuoso che si inceppa solo a causa dei continui boicottaggi politici che hanno man mano strozzato tutti i servizi di prevenzione di educazione. E, non paga, la propaganda moralista (ma non per questo morale), che vuole ricacciare le donne nell'oscurantismo mente sapendo di mentire, continuando a negare che la legge avesse funzionato. Ci dispiace, ma riteniamo più attendibili gli operatori che a questi temi dedicamo la loro professionalità: "In Italia, come segnalato dagli studi internazionali, persiste una visione moralistica nei confronti della sessualità e dell'IVG, che ha come conseguenza la mal applicazione della legge 194. Tale visione moralistica, che porta spesso a manifestazioni demagogiche piuttosto che all'azione pratica nella prevenzione dell'aborto, lede i diritti delle donne già acquisiti secondo quanto previsto da una legge dello stato costituzionalmente vincolata. L'obiettivo del convegno quindi è che il governo e le regioni prendano provvedimenti a garanzia dei diritti delle donne ad interrompere una gravidanza indesiderata nei modi e nei tempi previsti dalla legge 194" (AIED, 21 maggio 20102).
Vogliamo una legislazione europea che sancisca il diritto all'autodeterminazione, alla prevenzione e alla salute, alla libera scelta e all'accesso all'aborto sicuro, contro l'abbandono delle donne e contro il business mafioso, oggi in grave espansione, delle cliniche  clandestine.

giovedì 30 gennaio 2014

Diana De Marchi: riprendiamo il filo

Care amiche e cari amici
in questi ultimi mesi di attività istituzionale alla Provincia di Milano mi fa piacere riprendere il filo con voi, dopo i tanti incontri dei mesi passati e le conversazioni fatte insieme. Per cominciare vi invito all'incontro che si terrà domani a Brescia, 31 gennaio, a cui parteciperà anche la senatrice Laura Puppato.
Più in generale, poiché stiamo andando verso la Costruzione della Città Metropolitana, vorrei tenervi aggiornat*, anche tramite questo blog della Politica Femminile, sulle attività e le proposte mie, del PD e dell'istituzione nel suo complesso.
Riguardo alle questioni sulle quali  mi sono impegnata e sui risultati: iniziamo con il Piano territoriale della Provincia di Milano 2013, approvato lo scorso 17 dicembre dal Consiglio Provinciale, dopo 12 sedute e 40 ore d’aula.
Il Ptcp precedente, che era in vigore ormai da 10 anni, non rispettava più la legislazione e le condizioni socioeconomiche ormai profondamente cambiate nel nostro territorio. Sicuramente abbiamo avuto una grande occasione per migliorare e trasformare uno strumento di lavoro importante per il grande sistema territoriale di 134 comuni, occasione nella quale ci siamo battuti molto. Ma siamo all'opposizione e quindi il risultato corrisponde solo in parte alle nostre proposte.
Siamo riusciti ad introdurre gli ambiti agricoli strategici anche nei parchi regionali e ora il Parco Sud è coperto da questa specifica forma di tutela all’80%, mentre il restante 20% ha altre forme di salvaguardia.
Gli ambiti agricoli strategici hanno immediata efficacia per le aree, e sono la maggioranza, che hanno uguale destinazione agricola nei piani dei parchi regionali, mentre per quelle che hanno destinazione discordante occorrono successive intese con gli Enti gestori dei parchi.
Abbiamo ottenuto una riduzione dei poli attrattori e soprattutto una riduzione del consumo di suolo, attraverso l’adozione di  criteri più precisi, compreso l’obbligo di riutilizzare aree dismesse.
La nota più negativa, che nonostante il nostro impegno più tenace non siamo riusciti a correggere, riguarda le aree agricole interne al perimetro dei comuni, per le quali il Piano Territoriale Provinciale ha assunto previsioni spesso sganciate dai bisogni delle comunità locali. Queste previsioni speriamo di contrastare e respingere anche con la presenza attiva e vigilante dei cittadini.
Questo strumento resterà in eredità alla futura città metropolitana che ci auguriamo possa utilizzarlo con interventi migliorativi, per il bene di tutti noi. E' importante dunque che il maggior numero di cittadin* partecipi attivamente: il contributo di ciascuno è prezioso. 

  

Buoni scuola della Lombardia: la scelta non può essere di discriminazione

Segnaliamo l'appello che chiede l'abrogazione dei buoni scuola per la Lombardia in quanto incostituzionali. Per aderire scrivere a info@nonunodimeno.net 
La Giunta regionale della Lombardia, nel dare attuazione all’Art. 8 della Legge Regionale n. 19 del 2007, ha instaurato una palese ed ingiustificata disparità di trattamento tra gli studenti delle scuole statali e quelli delle scuole paritarie private, riservando solo a questi ultimi l’accessibilità ai Buoni Scuola (rinominati "Dote per la libertà di scelta").
Le successive delibere delle Giunte regionali lombarde hanno dato effetto a tale inaccettabile, grave ed ingiustificata discriminazione a danno di tutte le famiglie che hanno iscritto o iscrivono i propri figli alla scuola statale, cioè della larghissima maggioranza degli studenti della Lombardia.
I principi fondamentali della materia dettati dalla Legge n.62/2000 e dagli Artt. 33 e 34 della Costituzione, nonché dal principio di uguaglianza sancito dall’Art. 3 della Costituzione, inducono a ritenere che è vietato ad ogni Amministrazione di attribuire "Buoni e contributi" in maniera discriminatoria, violando l’uguaglianza di trattamento tra studenti delle scuole statali e studenti delle scuole paritarie private.
Tale disparità di trattamento risulta ancora più palese se si confronta l’entità del Buono Scuola - da 450 a 900 euro - e l’entità del sostegno al reddito - questo sì aperto anche agli studenti delle scuole statali - che va da un minino di 60 ad un massimo di 290.
La discriminazione è poi ulteriormente aggravata dalla disparità tra il sistema con cui si calcola il diritto al sostegno al reddito, cioè l’indicatore ISEE - comprensivo delle proprietà mobiliari ed immobiliari - e l’indicatore reddituale previsto invece per il Buono Scuola che non è comprensivo di tal proprietà mobiliari ed immobiliari, come stabilito dalla Giunta Regionale n. IX/2980 dell’8 febbraio 2012 che si fonda su "parametri di calcolo migliorativi" rispetto a quelli previsti dall’ISEE nazionale.
Per tutte queste ragioni i sottoscritti firmatari del presente appello ritengono che questa illegittima discriminazione, nei confronti del 90% degli studenti che frequentano le scuole statali lombarde, debba cessare al più presto e chiedono quindi l’abrogazione della "Dote per la libertà di scelta".

Nello stesso spirito essi non solo condividono, ma sostengono pienamente, le ragioni di chi ha sollevato la questione di incostituzionalità dei Buoni Scuola, a partire dalle due Delibere della Giunta Regionale del gennaio del 2013.
Qui l'elenco di tutti i firmatari

mercoledì 29 gennaio 2014

Milano contro la violenza maschile sulle donne: un’occasione di coprogettazione

Nell’ambito del 3° Forum per le Politiche Sociali, mercoledi 29 gennaio alla Casa dei Diritti avrà luogo un importante incontro di discussione che si propone di fare il punto sull’attuazione (e sulla reale implementazione) del Patto Interistituzionale “Milano con le donne contro la violenza. Un piano di azioni concrete. Un patto per la città”: documento approvato dalla nostra Giunta il 21 settembre 2013.

Si partirà dalla sottoscrizione di quel Patto per evidenziare le azioni e i progetti in corso, nonché le singole attività dei soggetti della rete, del Tavolo e della città.
I temi da focalizzare sono indicati nelle azioni di sensibilizzazione nelle scuole, nei progetti di formazione, nei percorsi di consolidamento della rete dei Centri Antiviolenza, nel sostegno agli sportelli territoriali decentrali, nel ruolo per i soggetti che si occupano di interventi sui maltrattanti e sui sex offenders.
Ci piace l'iniziativa e ancora di più ci piace che l’Assessorato alle Politiche Sociali dichiari di voler “condividere una strategia operativa”. Perché quel metodo che abbiamo nel cuore, e che a livello nazionale fu fatto baluginare, e poi prontamente stroncatoè - e resta - proprio al cuore del problema e rappresenta la vera chiave per un possibile cambiamento. 
Queste le domande sul piatto: il Piano delle Azioni sta trovando attuazione? Come si procedere? Quali i prossimi obiettivi condivisi? Come mettere a sistema il percorso degli sportelli decentrati sul  territorio? Quale rapporto con Regione Lombardia e Dipartimento Pari Opportunità per  risorse e definizione degli standard per i Centri Antiviolenza e le Case  Rifugio? Quale relazione fra Rete dei Centri Antiviolenza e Rete dei soggetti che  si occupano di uomini maltrattanti? Quali dati rilevati è necessario porre al centro della riflessione per  meglio rispondere ai bisogni?
Tutte e tutti sono invitati a portare la propria esperienza in atto o materiale utile da condividere: Mercoledi 29 gennaio 2014, h. 18.30 alla Casa dei Diritti, via De Amicis, 10
Saranno presenti Marco Granelli, Pierfrancesco Majorino, Salvatore Mirante, Anita Sonego, Francesca Zajcyk.



giovedì 23 gennaio 2014

La politica siamo noi. Pisapia tuteli il Parco delle Cave

Cosa c'è di più importante e utile per un Sindaco ascoltare proposte e criticità da parte dei cittadini? E' successo alla Biblioteca di Baggio nell'incontro con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia.
Presenti TV, giornalisti diversi, ieri sera la forte presenza dei cittadini (circa 200 persone) e la loro ferma volontà a difesa del Bene pubblico, hanno dimostrato che è sempre possibile testimoniare un altra politica libera da interessi e/o condizionamenti.
Di fronte alla difficoltà del sindaco ad accogliere il confronto diretto con le criticità e le proposte avanzate dai cittadini (nascondendosi dietro alla "insufficienza tecnica"), chiediamo di riflettere sulle  responsabilità politiche (sua e dell'amministrazione) e una guida assennata e partecipata con i cittadini e per il Bene pubblico.
La Biblioteca pubblica come servizio culturale e aggregativo della conoscenza e dei saperi da un lato; la Via d'Acqua quale corso devastante della storia e della cultura dei parchi (e nel Parco delle Cave in particolare) dall'altro, stanno a dimostrare una schizofrenia tra scelte in contrapposizione che mostrano il limite pericoloso di una strategia politica che agisce in modo contraddittorio nello sviluppo per il Bene pubblico.

Ieri sera ai cittadini non interessava sentire giustificazioni, elencazioni di ciò che nel bene e/o nel male l'amministrazione ha fatto, per tacere o evitare il merito e il confronto sulle criticità lucidamente avanzate.
Nella politica per il Bene pubblico non ci sono e non possono esserci insufficienze tecniche o impedimenti determinati dalla sudditanza di schieramento partitico e/o tanto meno di veline dettate dai poteri economici.
Arexpo Spa è una  società privata che agisce per mandato pubblico, con soldi pubblici per le attività e iniziative legate all'Esposizione Universale "Nutrire il pianeta, energia per la vita".
Il Sindaco di Milano, e non altri, ha la responsabilità di quella spesa (poco meno di 400 milioni di euro), e di una "grande opera" chiamata Via d'Acqua, che noi riteniamo inutile e gravemente dannosa sui parchi, che costituiscono importante Bene pubblico milanese: in particolare il Parco delle Cave costruito con grande intelligenza e di grande valore, con l'attiva partecipazione dei cittadini.
Questo abbiamo ricordato al Sindaco Pisapia, su questo abbiamo chiesto un confronto di merito, non  di natura tecnica ma di visione della cultura politica dei parchi e del loro Valore inestimabile di Bene pubblico. Rimaniamo ora in attesa di una sollecita convocazione.

Analoga sollecitazione l'abbiamo fatta al Presidente del CdZ-7 - finora impermeabilmente passivo e silente, perchè si renda attivo interprete della necessità di un confronto con i cittadini.
La presenza forte, determinata e intelligente di ieri sera manifestata dai cittadini, è la nostra speranza e la nostra certezza: un altro canale è possibile.
Noi cittadini non abbiamo interessi particolari, non cediamo alle lusinghe e tanto meno al disfattismo. Vogliamo che il Parco delle Cave rimanga un Bene pubblico pulito e libero.
Non servono "grandi opere" nei parchi;
non servono "piste ciclabili" nei parchi;
non serve un nuovo canale nel parco delle Cave.
Le bonifiche dagli inquinanti, la sistemazione e l'apertura della cava Ongari-Cerutti, non centrano nulla con la Via d'Acqua, vanno fatte a prescindere.
Lo abbiamo dimostrato ieri sera come cittadini, la nostra non è una volontà dissennata.
Abbiamo una proposta di variante fattibile e congrua nei tempi e nei costi.

Come è stato possibile per il Parco di Trenno deve essere possibile modificare il percorso anche al Parco delle Cave. Cerchiamo dimensioni diverse. Per questo continueremo a vigilare e a batterci.

martedì 21 gennaio 2014

Leader Femminile intervista Lucrezia Reichlin: facciamo qualche domanda al femminile?

Oggi pomeriggio, per il secondo appuntamento milanese di Leader Femminile Singolare, la Fondazione del Corriere della Sera ospiterà Lucrezia Reichlin. DonneinQuota sarà presente e, in attesa di fare un report dell'incontro, condivide con voi la lettera inviata ai promotori dell'iniziativa: Enel e Fondazione.  

Cortese attenzione 
Dr. Fulvio Conti (A.D.e Direttore di ENEL SpA)
Prof. Piergaetano Marchetti (Presidente Fond. Corriere della Sera)
Dr. Ferruccio de Bortoli (Vicepresidente Fond. Corriere della Sera)

Egregi signori,
seguiamo con attenzione l’iniziativa “Leader, femminile singolare”, che riteniamo ottima in quanto intesa a mettere in luce talenti femminili e a dare alle giovani donne modelli intelligenti in cui rispecchiarsi e proiettare aspirazioni.
In vista dei prossimi incontri Vi scriviamo dunque per sottoporvi alcune considerazioni dal punto di vista della nostra associazione, che da anni si occupa principalmente di rappresentanza politica femminile e di rappresentazione della donna nei media.
Crediamo che, avvicinandosi ai personaggi intervistati, tutte le donne, giovani o meno, siano soprattutto interessate alla specifica esperienza riguardo all’essere donna in difficili professioni storicamente a loro precluse. Il che presume dover entrare nel merito di alcuni aspetti: ad esempio quali difficoltà queste donne di successo hanno dovuto superare per arrivare a livelli di eccellenza, in ruoli tradizionalmente occupati da uomini... Oppure in quali aspetti ritengono di avere eventualmente applicato una visione in qualche modo innovativa nella soluzione dei problemi; e se ritengono esista (o no) un pensare femminile, capace di produrre un approccio ai problemi che si discosta dal tradizionale metodo maschile. E in tal caso in cosa questa differenza si manifesta, e perché.
Per queste ragioni ci ha stupito che nel precedente incontro milanese, a Paola Severino, nessuna domanda sia stata rivolta su questi argomenti; sorpresa doppiamente inattesa, considerato che l’intervista verteva soprattutto sulla sua esperienza come prima donna che in Italia abbia mai guidato un Ministero della Giustizia.
   

Qualche segnale di un pensare differente è comunque timidamente emerso: ad esempio quando la ex-ministra ha usato l’inconsuetametafora di paragonare la giustizia e le leggi a un bambino, che va costantemente curato – ma un segnale emerso del tutto casualmente, fuori da un preciso contesto di interesse espresso dall’intervista.

Certamente Pierluigi Vercesi non avrà inteso escludere i temi che più interessano il pubblico femminile; ma è possibile che, in quanto uomo, non abbia considerato abbastanza l’importanza di fattori ben noti alle donne, come il cosiddetto soffitto di cristallo.
Avremmo auspicato che le successive interviste fossero affidate a una giornalista esperta in questioni di genere (dubitando che esista un corrispettivo maschile). Apprendiamo invece che anche il secondo incontro in programma per il 21 gennaio, con Lucrezia Reichlin, sarà affidato a un giornalista uomo, il quale potrebbe rendersi protagonista della stessa dimenticanza.
Concludiamo quindi con l’esplicita richiesta di inserire gli argomenti citati fra quelli trattati dall’intervista. Oppure che l’intervista del 21 gennaio contempli almeno una fase conclusiva in cui sia consentito anche al pubblico di fare domande.
RingraziandoVi per la Vostra attenzione, in attesa di Vostra gradita risposta porgiamo distinti saluti.
Milano, 18.01.2014 

lunedì 20 gennaio 2014

Daniela Benelli e Lea Melandri sulla nuova Casa delle Donne di Milano

In questo breve video alcuni momenti dall'inaugurazione della Casa della Donne, che in questo fine settimana ha finalmente aperto a Milano grazie alla volontà e al lavoro di tante donne dentro e fuori l'amministrazione comunale; e in particolare sentiamo cosa ne pensavo Daniela Benelli (assessora all'area metropolitana, casa e demanio) e Lea Melandri (Libera Università delle Donne).

sabato 18 gennaio 2014

Fiera del risultato a cui tante donne hanno concorso, dico benvenuta alla Casa delle Donne di Milano


L'inaugurazione della Casa Delle Donne di Milano, oggi, in via Marsala 8, mi ha emozionato e commosso. Pisapia nel suo programma l'aveva promesso: le donne di Milano avranno la loro Casa

Dalla sua disponibilità e dal lavoro delle donne - tante donne, fra cui io stessa in prima persona - ora la casa è realtà. In tutto questo tempo è stato bello vedere con quanto entusiasmo e quanta partecipazione le donne di Milano hanno guidato e sostenuto l'azione e il percorso dell'amministrazione. Abbiamo fatto fatica, tutt* noi:  le assessore, le consigliere, le/i dirigenti e impiegate/i degli uffici. Ma ce l'abbiamo fatta. 

Questa casa è parte dei risultati che mi hanno dato soddisfazione durante il mio percorso di lavoro nel Comune di Milano. Anch'io dunque volgio ringraziare tutte e tutti coloro che l'hanno voluta.
Ma il lavoro non è finito: anche ora, che sono in Regione, prometto tutto il mio impegno a farla vivere, questa Casa, lottando perché anche la Regione faccia la propria parte.
Un grande abbraccio a tutte
Lucia 

martedì 14 gennaio 2014

Sull'aborto: lettera alle ragazze

Oggi, 14 gennaio, è l’anniversario di una grande manifestazione che 8 anni fa scese in piazza a Milano in difesa della legge 194 e della libertà delle donne, contro gli attacchi di Storace e Berlusconi. Oggi, che la controriforma Rajoy dalla Spagna potrebbe mettere a rischio il diritto di scelta  e autodeterminazione in tutta Europa, le donne di allora scrivono una lettera: alle ragazze di oggi.

Care ragazze,
Il 14 gennaio del 2006 eravamo in 200mila – donne e uomini – in piazza Duomo a Milano per difendere la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e per rilanciare la questione della libertà femminile. La convinzione, ora come allora, è che le due cose vadano di pari passo.
Otto anni dopo, siamo qui a ribadire l’urgenza di un’alleanza e di una battaglia comune. Comune a tutte le donne, ma che dovrebbe riguardare anche quegli uomini – amici, fidanzati e mariti – che vorrete compagni della vostre vite. E siamo qui a dire a voi donne più giovani che è il vostro momento.
Torniamo a farlo perché ciò che accade in Spagna dimostra che una conquista non è per sempre e che il controllo sul corpo delle donne resta l’oggetto di una contesa che non finisce mai.
Il 20 dicembre il governo di centrodestra Rajoy ha varato un progetto che smantella la legge Zapatero sull’aborto, autorizzandolo solo in caso di stupro, di rischio per la salute fisica o psichica della donna e di anomalie talmente gravi da comportare la possibilità di morte del nascituro.
Non è tutto: il 10 dicembre il Parlamento europeo aveva bocciato (anche a causa dell’astensione o dell’assenza di alcuni europarlamentari del Pd) la Risoluzione Estrela che, in sostanza, chiedeva che l’aborto fosse legale e sicuro per le donne in tutti i paesi dell’Unione, cosa che ora non accade né in Polonia né in Irlanda.
Non crediamo che in Italia si possa tentare di demolire la 194 a viso aperto: si continuerà però a svuotarla attraverso un ricorso all’obiezione di coscienza – reale o strumentale che sia – che sta rendendo difficile, e in alcune zone addirittura impossibile, il ricorso all’interruzione di gravidanza. Lo abbiamo scritto nel nostro Manifesto/petizione “Legge 194: cosa vogliono le donne” scritto insieme alla Libera Università delle Donne e ai Consultori Privati Laici: a 35 anni dall’approvazione della legge, vediamo tradito il suo senso, snaturata la sua applicazione e temiamo per il suo futuro.
Futuro è la parola chiave: in Italia in questi tempi viene alimentato un conflitto insensato tra giovani/e e vecchi/e. Ciò che urge, ciò che noi sollecitiamo, è invece un’alleanza tra donne che non può, però, darsi senza il protagonismo e l’assunzione di responsabilità delle più giovani tra di noi.
E’ il vostro tempo ragazze, e la legge 194 riguarda la vostra vita, la vostra libertà e la vostra salute più di quanto riguardi, in concreto, molte di noi.
Nei prossimi mesi in Europa le donne si mobiliteranno per sventare la controriforma Rajoy, che riporta l'interruzione di gravidanza all'illegalità in Spagna. Noi ci saremo e vorremmo condividere questo percorso e, insieme, affidare a mani più giovani il testimone di questo impegno. Per noi questo comporta  avere cura della 194 e del suo destino, quali che siano i modi, non necessariamente i nostri, che sceglierete per farlo.
Siamo uscite dal silenzio, recitava lo striscione che apriva il corteo del 14 gennaio 2006. Oggi aspettiamo le vostre parole.

mercoledì 8 gennaio 2014

La Lombardia che fa l'occhiolino al business della guerra: in nome dei lavoratori

Ieri il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato come urgente una mozione (qui il testo) per iniziative volte a snellire la burocrazia per l'esportazione di armi. Si, avete capito bene. Sono queste le nostre urgenze per il rilancio dell'economia e dell'occupazione (testuale dalla mozione).

Mozione di cui ci piace soprattutto la frase: grazie alla ripresa dei mercati americano, brasiliano e sudafricano oltre ai tradizionali bacini europei. Presentata dal leghista Fabio Rolfi (ex vice-sindaco di Brescia), e approvata dalla maggioranza con un aiutino: quello del consigliere PD Corrado Tomasi, la cui motivazione di voto (in dissenso con il proprio partito) sarebbe la necessità di sburocratizzare le norme per le imprese.  Ah si?

Dice invece Lucia Castellano: nel dibattito sulla mozione leghista che chiede di ammorbidire i vincoli dell'Ue per l'export di armi, ho trovato davvero surreali i tentativi dei sottoscrittori di giustificare un documento per noi irricevibile insistendo su improbabili distinzioni tra fucili da caccia o pistole per la difesa personale e strumenti di guerra. Non ci sono armi buone e armi cattive. Le armi sparano, feriscono, uccidono. E io sono assolutamente contraria a qualsivoglia allentamento dei controlli su questo commercio. Controlli che andrebbero, semmai, intensificati. Non è certo così, peraltro, che si tutelano l'occupazione e i lavoratori. 

Già. Siamo in grado di riconoscere i rischi che ci sono dietro a certe politiche di "allentamento". Non crediamo proprio che si possano mandare avanti i lavoratori per giustificare scelte di questo tipo. E facciamo nostre alcune osservazioni che riassumiamo di seguito:
• 1. Nel 1994 la Lombardia si era dotata di una legge per la riconversione delle industrie belliche, rimasta per molti versi lettera morta. Perché non riprendere in esame quella? "si potrebbe aggiornare per dare", dice Fabio Pizzul, "strumenti di innovazione per le imprese che non dovessero avere più le caratteristiche per stare su un mercato che, per forza di cose, dovrà essere più regolato e trasparente".
• 2. Negli ultimi anni è aumentata l'esportazioni di armi italiane in aree di crisi, in cui operano anche ribelli o dittatori sanguinari; il che suggerisce semmai obiettivi di maggior trasparenza e rigore nel commercio degli armamenti. 
• 3. Ultimo, e non meno importante: se proprio dobbiamo parlare di lavoratori, chi produce nel settore armiero in Lombardia ha il diritto di poterlo fare con tutte le garanzie relative alla destinazione legale delle armi che produce. 
Alla luce di tutto questo, è accettabile invocare una maggiore deregolamentazione del settore delle armi? No, non lo è. Certe scelte possono invocare qualunque principio, ma non la "soluzione di problemi per il bene comune". 
Questo atto del Consiglio Regionale è una decisione giudicata grave da chi combatte da anni per la riduzione delle armi, ma che chiunque abbia un cervello non accecato da interessi personali può tranquillamente definire gravissima: se non altro sul piano culturale. Come le mucillagini sono indicatori dell'inquinamento ipertrofico del mare, certe notizie sono indicatori del  livello di degrado dei valori rappresentati in politica.
E se la politica non rappresenta più nessuno - tranne interessi privati, ormai chisseneimporta?


giovedì 2 gennaio 2014

Vademecum della Vittima

Gli stati generali dell’autonomia diffusa, convocati sabato 9 novembre 2013 nella problematica sede dell’Arci Bellezza a Milano, aprivano un dibattito collettivo finalizzato alla stesura del controverso breviario tascabile noto anche come “vademecum deontologico del rivoluzionario”, che fissasse dal punto di vista etico l’espressione della libertà comportamentale dell’antagonista, così come espressa da Max Stirner ne L’unico e la sua proprietà (1845), secondo cui l’unica libertà dell’essere umano è “libertà da” e non “libertà di”. 

Questo simpatico “libretto rosso” sarebbe stato uno di tanti tool di cyber-resistenza esistenziale da portare sempre con sé, una serie di note ed appunti per convenire su alcune regole (parola che ahinoi non piace più) da autoinfliggersi: insomma un terreno autonormativo di riferimento, una sorta di servizio d’ordine su se stessi per essere in grado nella pratica, e non solo nella parola, di contrastare - a partire dall'autodisciplina e dall'autocontrollo - sessimo, fascismo e senso della proprietà privata.

I molti che hanno declinato l’invito a partecipare, come i pochi che invece hanno aderito all’assemblea (pur poi affermando più volte durante la giornata di “non essere lì”, e di non poter accettare un dialogo) hanno posto come primo ostacolo il timore di venire a trovarsi vittime di un processo. Eppure tal modalità era stata rifiutata in maniera inequivocabile nelle nostre riflessioni critiche, già circolate pubblicamente a mo' di invito all'incontro.
Un processo in effetti c'è stato, e con nostro stupore ci ha trovate protagoniste, nel ruolo di imputate. A socratica memoria, ci siamo lasciate accusare senza opporre resistenza: quello che si dispiegava ai nostri occhi sotto le vesti di un processo alle nostre intenzioni, al nostro linguaggio, a come si debba o non si debba creare “relazioni” - per tutta la giornata non verrà mai fatta parola dell’aggressione che abbiamo subìto e tutto il ragionamento critico prescinderà da questo dato di fatto, collocandosi o subito prima, nel momento della “provocazione”, o subito dopo, nel momento della reazione - appariva in realtà una fantomatica messa in scena, la raffinata autorappresentazione della civiltà dell’antagonismo così come ci è data allo stato dell’arte. Come Socrate abbiamo perciò rinunciato a difenderci, certe che il vero processato, il vero condannato, non fossimo noi ma l’antagonismo stesso, e a condannarlo senza possibilità d'indulto era esso stesso, giacchè noi in quel luogo non eravamo giudici, bensì testimoni. E’ in questo contesto che un vademecum è stato infine prodotto: non quello che noi avevamo pensato, bensì quello della vittima, che riassumiamo in brevi punti qui sotto così come emerso dagli interventi del 9 novembre al Circolo Arci Bellezza Okkupato di Milano, e che doniamo come augurio al nuovo anno a quanti avranno la voglia e la curiosità di leggerlo.

Vademecum deontologico della Vittima 
Breviario in 10 punti perché una violenza venga riconosciuta come tale

1- la vittima è donna, quindi sii donna
Vittima, parola di cui sin dal tempo dei latini la radice etimologica è oscura, indica originariamente l’offerta nel rito sacrificale o chi è colpito da calamità naturali. Con Dante il termine sposta il suo significato verso chi soggiace ad azioni ingiuste, prepotenze, violenze, mentre nell’uso ottocentesco denota chi subisce, anche senza averne piena coscienza, le conseguenza negative di errori, vizi*, difetti.
In tal senso - e non importa averne coscienza, anzi meglio non averne altrimenti si rischia di diventare antipatiche - nessuno meglio della donna, da tempo immemore oggetto di azioni ingiuste, violenze e prepotenze da parte degli uomini, conseguenza del vizio di forma* primigenio, cioè quello del potere patriarcale che assume la donna ad oggetto-proprietà, può interpretare l’essenza stessa della vittima.