sabato 27 luglio 2013

L'affascinante storia del presidenzialismo all'italiana

INCHIESTA/ARCHIVI • E' una storia lunga. Ma il suo scopo è restare lì, semmai qualcuno volesse un riepilogo. Mmmhhh.. da dove partire? 
Partiamo da qui: un noto opinionista ha scritto recentemente che la nostra politica è pervasa dalla paura, un immobilismo e un'acquiescenza che si devono anche al timore che "qualcuno ti sgriderà: per esempio il Colle - perché nella nostra democrazia il Presidente ha il ruolo del padre". 
Ecco, parto da qui. Anche per dire quanto noi donne, dei padri iper-pervasivi ci saremmo stufate. E ringrazio questo blog femminile, che mi offre uno spazio per raccontare una storia che parla di padri e padroni - una storia in cui l'elemento maschile è alquanto preminente.

Quest’anno ricorre il ventennale della stagione delle bombe che seguì agli eccidi in cui furono assassinati Falcone e Borsellino; stagione che fu a sua volta seguita dalla fulminea ascesa di Forza Italia. Le prime bombe esplosero il 14 maggio a Roma, il 27 maggio a Firenze e il 27 luglio a Milano e Roma, facendo stragi di vite umane e scempio di beni culturali.
L’anno sta passando e sono veramente pochi quelli che parlano seriamente di quella stagione e di quanto, e di come, gli eventi di oggi siano legati a quelli di allora.
Oggi, giornata in cui ricorre l’anniversario della strage milanese, Pisapia ha dedicato una targa alle vittime. Non ci basta. Sindaco: le targhe non bastano.
E i giornali parlano d’altro; del caldo, del principino George, dei soliti battibecchi. Del decreto “del fare” - senza dilungarsi troppo su quello che si vuole disfare, nella Costituzione, ad esempio.
Invece io vorrei raccontare un'altra storia. La storia che nessuno vuole sentire, e così si finisce per dimenticare – oppure per non conoscerla mai. La storia della nostra vita, quella che ci sta frettolosamente conducendo al “presidenzialismo”, in un paese privo degli strumenti basilari per contrastare gli abusi di potere.
Un presidenzialismo che – come dichiarava Gelli stesso nel 2008 – era l’ultimo tassello per completare il puzzle che era nel progetto Rinascita della P2: “Ho scritto tutto 30 anni fa in 53 punti”. Vediamo i più noti fra questi punti:
installare tv via cavo capaci di controllare l’opinione pubblica media del paese;
• individuare giornalisti scelti, ai quali, una volta acquisiti, dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra prescelti;
acquisire settimanali di battaglia, coordinare tutta la stampa provinciale locale attraverso un’agenzia centralizzata, coordinare molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale e infine dissolvere la Rai tv in nome della libertà di antenna ex articolo 21 della Costituzione;
la riforma giudiziaria che separi le due carriere requirente e giudicante;
l’introduzione di esami “psicoattitudinali” per intraprendere la professione del magistrato;
il rilancio del nucleare; 
• l’utilizzo delle forze dell’ordine per “ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle rispettive centrali direttive”;
l’instaurazione del presidenzialismo. Perché “dà più responsabilità e potere a chi guida il Paese, cosa che nella repubblica parlamentare manca” (come Gelli chiarisce a Klaus Davi nell’intervista del 2009).
Inutile stare a raccontare quello che sanno anche i nani da giardino: la conditio sine qua non di tutto il progetto (il controllo dell’informazione e l’opportunità di rincretinire ossessivamente l’intera popolazione, in modo capillare e fin dalla più tenera età) è stata attuata per prima, con l’acquisizione, da parte di una sola persona, di un numero strabiliante di tv (in Italia e perfino fuori dall’Italia! dalla Francia alla Spagna alla Tunisia ecc), di testate di ogni ordine e grado, dell’intera Mondadori eccetera. E da lì tutto, ma dico tutto il progetto di Rinascita è stato realizzato egregiamente, punto per punto, un punto dietro l’altro – tranne l’ultimo, che però si trova in dirittura d’arrivo. Con buona pace della coraggiosa Tina Anselmi, che aveva strenuamente, faticosamente, inutilmente - combattuto la P2 contro invalicabili sbarramenti di protezione.

Ma torniamo a 20 anni fa. Come ormai è dato acquisito anche per Wikipedia, l'obiettivo di quegli attentati era screditare lo stesso concetto di Stato, indebolire la società civile, (che proprio allora, anche grazie all’impegno dei magistrati antimafia e di quelli che iniziavano a lavorare alle indagini di “mani pulite”, si stava risvegliando), togliere di mezzo questi fastidiosi ostacoli e creare le condizioni per una conveniente trattativa fra Stato e mafia.
L'avvio della stagione degli attentati venne deciso dalla "Commissione regionale" di Cosa Nostra verso la fine del 1991 e subito dopo dalla "Commissione provinciale" presieduta da Salvatore Riina. Fu messo a punto un piano stragista che avrebbe preso le mosse dell’assassinio di Falcone e Borsellino e dall’eliminazione di referenti che si ritenevano non più adeguati, come Salvo Lima (luogotenente di Andreotti), in vista di una profonda “ristrutturazione” degli equilibri di potere, in cui la mafia era decisa ad alzare il tiro.
• Il 30 gennaio 1992 la Cassazione confermò la sentenza di ergastolo a molti boss fra cui Salvatore Riina. Poco dopo, nel febbraio-marzo 1992 ebbero luogo nuove riunioni, sempre presiedute da Riina, che decisero di dare inizio agli attentati e stabilirono nuovi obiettivi;
• il 12 marzo 1992, alla vigilia delle elezioni politiche, Salvo Lima fu ucciso (e poco dopo anche l'esattore Ignazio Salvo a lui legato);
• il 23 maggio la strage di Capaci, in cui persero la vita Falcone, la moglie e diversi agenti di scorta; 
• il 19 luglio la strage di via d'Amelio, in cui rimasero uccisi il giudice Borsellino e gli agenti di scorta; 
• il 15 gennaio 1993 Riina venne arrestato. In Cosa Nostra una fazione guidata da Bernardo Provenzano voleva interrompere gli attentati e una più aggressiva, guidata da Leoluca Bagarella, voleva proseguire nella strategia delle bombe; e questa secondo orientamento prevalse;  
• il 14 maggio 1993 la prima autobomba scoppiò a Roma. 90 kg di tritolo che per circostanze fortunate non fecero vittime;
• il 27 maggio strage a Firenze: la bomba di via dei Georgofili;
• il 27 luglio strage a Milano: con la bomba al Padiglione di Arte Contemporanea; nella stessa notte due autobombe a Roma.
Ciampi, allora Presidente, promise di garantire "ordine e cambiamento"

Invece ci è stato garantito il ventennio berlusconiano che celebra, proprio in questi giorni, il quasi-raggiungimento del fine ultimo del Piano Rinascita della P2: lo stravolgimento della Costituzione e l'introduzione del presidenzialismo
Sono affezionata a questo bizzarro (ma eloquente) video-un-po'-fumetto che snoda in 10 minuti alcuni momenti topici di una storia che troppa gente, ancora, non ha chiara:

• I 2 attentati che ebbero luogo a Roma, nella notte tra il 27 e il 28 luglio, fecero esplodere quasi contemporaneamente due autobombe davanti alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro: obiettivi in esplicita risposta all’omelia in cui papa Giovanni Paolo II (durante la visita in Sicilia nel maggio 1993), aveva  condannato pesantemente Cosa Nostra e i mafiosi (vedi video di cui sopra).
• Il 15 settembre l’assassinio di don Pino Puglisi, parroco antimafia del quartiere Brancaccio.
• Il 31 ottobre un fallito attentato, con un'autobomba, ai furgoni dei Carabinieri in servizio allo stadio.

• Nello stesso periodo, intanto, tra il giugno e l’ottobre 1993, avevano luogo riunioni volte a progettare la nascita di una nuova “forza politica”. Incontri al vertice, fra Silvio Berlusconi ed esponenti dell’informazione e dell’imprenditoria, e incontri di figure a vario titolo “attive” nei territori, coordinate da Marcello Dell'Utri. L’Italia si riempì di scritte murali senza commenti: “Forza, Italia!”. Poi comparvero ovunque enormi manifesti festosi con la stessa frase: “Forza, Italia!”. Sullo sfondo un bebè sorridente, o gruppi di giovani fiduciosi. Suscitavano curiosità, perché non rimandavano a niente, facevano pubblicità, ma non si capiva il “prodotto” quale fosse. Ma intanto penetravano profondamente nell’inconscio collettivo: come qualcosa di rassicurante, consolatorio; pieno di affetto e di fiducia verso il futuro. E quel nome restava indelebile nella memoria. Gli autori avevano copiato la fortunata campagna sui muri che negli anni Settanta aveva genialmente preparato l’uscita della rivista underground “Re Nudo”.

• Nell'ottobre 1993 fa capolino in Sicilia anche un nuovo “movimento” autonomista, "Sicilia Libera", fondato da Tullio Cannella, uomo di fiducia di Leoluca Bagarella. Ma ebbe breve durata: i suoi sostenitori poco dopo confluirono compattamente nei club di "Forza Italia" che di lì a breve sarebbero nati. 
• Nel gennaio 1994 vennero arrestati a Milano i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, con l’accusa di avere organizzato gli attentati - e la strategia delle bombe sembrò fermarsi per questo. 
In quegli stessi giorni (per la precisione il 18 gennaio 1994) l’attesa, nuova, formazione politica veniva finalmente inaugurata. 
La meravigliosa, invitante e misteriosa entità Forza Italia – che per mesi aveva ispirato dai muri la fantasia degli ignari cittadini, era un progetto politico. Era nato il primo, potentissimo, partito-azienda-prodotto della storia iltaliana, destinato ad avere un ruolo di primo piano nei 20 anni successivi (e, temiamo, anche ben oltre).
• Il suo fondatore, Berlusconi, organizza la prima convention il 6 febbraio, e in quell’occasione pronuncia il suo primissimo discorso da leader politico.
• Un mese e mezzo dopo, il 28 marzo, accompagnato da sapienti e capillari campagne pubblicitarie, il partito-azienda-prodotto-ForzaItalia si presenta alle elezioni politiche, e - pur avendo solo un mese di vita! subito stravince affermandosi addirittura come primo partito italiano. Alla velocità della luce Berlusconi va alla guida del Governo, e ci resta a fasi alterne praticamente fino ad oggi - conquistando alla sua causa perfino certi oppositori politici (apparentemente) molto intransigenti.

L'Italia è andata a rotoli in modo raccapricciante. Perfino il nazismo conclamato è stato cullato, finanziato e potenziato. Ma stragi di mafia non ce ne sono più state.

Nel 2008 il collaboratore Gaspare Spatuzza, confermando altre dichiarazioni di collaboratori di giustizia, aggiunse che Giuseppe Graviano gli confidò che, nel 1994, la stagione delle bombe si fermò, avendo la mafia ottenuto tutto quello che voleva grazie a Marcello Dell'Utri e, tramite lui, Berlusconi.
Sono cose note, per chi le vuole sapere. Ma la gente che deve votare, in realtà, ne è mediamente piuttosto all’oscuro. Queste cose si trattano come cose trite e ritrite, cose che non serve rivangare – se non come una sorta di superstizione, qualcosa che è sconveniente evocare. E così, in punta di forchetta, per non risultare sgradevoli a nessuno, tutti collaborano. Quasi tutti. Quasi tutti quelli che avrebbero il potere di porre un freno.

Qual è la morale di questa storia? 
Non lo so. La morale non è inclusa, fa parte di altre storie, considerate noiose e fuori moda. La memoria, anche. Scrive oggi Pietro Grasso che "memoria e legalità sono alla base della democrazia", ma a giudicare dove sta andando il nostro Parlamento, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. O il decreto del fare-come-al-solito, che è lo stesso.

Ma tu che passi di qui, se hai letto, grazie di aver letto questa lunga storia. Non so bene a cosa, ma so per certo che leggere le storie vere, e pensarci sopra, a qualcosa serve sempre. 
Donne per Milano, 27 luglio 2013

Berlusconi sta attuando il mio Piano di Rinascita Democratica alla perfezione... mi dovrebbero almeno dare il copyright! (Licio gelli, su l'Indipendente, 1996) 

Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza ed è un dialogo che mi inquieta. Guardo il Paese, leggo io giornali e penso: ecco qua e tutto si realizza poco a poco, pezzo per pezzo. Forse si, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto 30 anni fa in 53 punti. (Licio gelli, 2003)

Bè, si, il piano di Rinascita della P2 è compiuto; manca solo il presidenzialismo (Licio Gelli, 2008 – vedi intervista nel video allegato al post).

martedì 16 luglio 2013

Nadia Rossi, assessore alle politiche di genere del Comune di Rimini: intervento al convegno milanese su donne e media

Voglio innanzitutto ringraziare la Camera del Lavoro di Milano per questo invito che, davvero, significa tanto per l’Amministrazione comunale e la Città di Rimini. 
Ho avuto il piacere di partecipare anche all' incontro sul tema del 6 marzo scorso, organizzato dai sindacati confederali, dove ho presentato la iniziativa del Comune di Rimini, e debbo dire che questa sorta di filo diretto tra Rimini, città del turismo e Milano, città dei servizi, del terziario avanzato e della moda, è molto importante e non potrà che rafforzarsi poiché i due territori sentono l'esigenza di un forte cambiamento culturale per quello che concerne la comunicazione e la immagine della donna. Tutto questo non è solo, in qualche modo, la conferma della giustezza di un cammino intrapreso, ma un attestato prestigioso circa una nuova sensibilità civica verso l’argomento da parte di un territorio come quello riminese che, nell’immaginario collettivo, sconta quotidianamente parecchi di questi ‘peccati da stereotipo’.
Il Comune di Rimini, nel luglio del 2012, ha sottoscritto formalmente con gli organi d’informazione, i gruppi editoriali e le agenzie grafiche locali un Protocollo d’intesa ‘per l’attività di sensibilizzazione sulla parità e non discriminazione tra i generi nell’ambito della pubblicità’ (al quale hanno successivamente aderito anche lo società partecipate del Comune di Rimini). Evidenti i riferimenti: dalla risoluzione del settembre 2008 del Parlamento Europeo circa l’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini, sino al Protocollo d’intesa del gennaio 2011 – nuovamente sottoscritto nel 2013 - tra Ministero per le Pari Opportunità e Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria per l’adozione di modelli di comunicazione commerciale non lesivi per le donne. Come Amministrazione Comunale da poco insediata abbiamo cercato però di dare colore e sostanza a quelle che, senza sbocchi concreti, rischiano di non uscire dall’esangue limbo del semplice ‘consiglio’.
Precedo una possibile perplessità: che impatto può avere l’agreement tra un Comune e 11 operatori della comunicazione che operano in un’area territorialmente circoscritta di fronte al bombardamento multimediatico che a ogni istante di ogni giorno replica e enfatizza un modello culturale altamente discriminante? Dalle mie parti si dice che è’ come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino da caffè’. La mia convinzione, anzi la convinzione della Giunta comunale che in questo caso assume in pieno e dà voce allo spirito della comunità che rappresenta, è che con pazienza, fantasia e passione anche un cucchiaio possa fare paura ad un oceano.Quello che abbiamo voluto affermare è il ruolo di una Pubblica Istituzione, anche e soprattutto a livello territoriale, nel supportare con strumenti innovativi un cambio radicale di atteggiamento culturale, cominciando ‘da dietro l’angolo’, dalle cose e i luoghi sui quali tutti i giorni i nostri occhi cadono e riflettono. La battaglia è impari? Certo, non lo nego. Ma se, come Rimini, tutti gli 8mila e passa i Comuni d’Italia, tutte e 20 le Regioni, lo Stato si convincessero che dettati generali ma generici incidono solo nella misura in cui essi vengono spiegati attraverso un’opera puntuale anche di verifica, credo veramente che un passo in avanti verso la civiltà lo faremmo.
Intendiamoci, non sto definendo il profilo di un’Istituzione ‘ad azione etica’ ma semplicemente la realistica presa di coscienza che in ogni ambito della coesistenza è la sensibilità civica a garantire i migliori risultati in direzione di città, territori e stati che sanno cavalcare l’onda dello sviluppo e combattere efficacemente la crisi. Si tratta insomma di un investimento uguale e persino superiore a quello di una strada o un ponte o una scuola. E poi, facciamo per una volta gli idealisti. E’ stata dimostrata scientificamente la realtà del cosiddetto ‘butterfly effect’ - ovvero che il battito d’ali di una farfalla in un continente possa scatenare un urgano in un altro. Chissà che il nostro cucchiaio non possa davvero asciugare il mare…
Nadia Rossi, assessora alle Politiche di Genere, Comune di Rimini, 15 luglio 2013
Intervento tenuto all'incontro "L'immagine e il potere: istituzioni e media verso il cambiamento".

lunedì 15 luglio 2013

L'immagine e il potere: istituzioni e media riguardo al problema violenza sulle donne

lunedi 15 luglio, h. 9,30 la Presidente della Camera Laura Boldrini e Susanna Camusso, segretaria generale dell CGIL, saranno alla Camera del Lavoro per l'incontro "La violenza sulle donne è un'emergenza. L'immagine e il potere: istituzioni e media verso il cambiamento".
La Camera del Lavoro di Milano promuove infatti, insieme a DonneinQuota e altre associazioni femminili, un progetto di legge sulla parità e la non discriminazione fra i generi nell’ambito della pubblicità e dei mezzi di comunicazione. Un tema strettamente collegato alla violenza sulle donne, alle molestie e alla discriminazione sul lavoro. In un momento di crisi economica che penalizza più di tutti le donne occorre ragionare con le istituzioni e il mondo dei media per una piena assunzione di responsabilità che impegni tutti concretamente nei rispettivi ambiti.

Per DonneinQuota interverrà Donatella Martini. Sarà presente anche l’ADCI; con l’intervento di Massimo Guastini.