giovedì 26 maggio 2016

Quale “parte moderata”?



La parte che Parisi dichiara di rappresentare è quella dei presunti moderati: termine di significato ambiguo e fonte costante di equivoci, in una contrapposizione che vorrebbe comunicare come i moderati siano i depositari di una giusta lettura della storia, di opportune scelte politiche, di una sana saggezza esistenziale. Peccato che non sia proprio così…. Accanto ai (legittimi) conservatori, si collocano i populismi più acri, le omofobie più spinte, le intolleranze a ogni innovazione, anche la più manifestamente necessaria. 
Non sono passate molte settimane da quando Parisi dichiarava che – se eletto sindaco – avrebbe revocato il registro delle unioni civili e mandato in soffitta il testamento biologico: enunciazioni di immobilismo non solo politico ma anche, e sopra tutto, culturale.
Adesso, passata la legge, dice di farsi garante della sua applicazione, mentre, accanto a lui, Salvini ulula invitando i sindaci alla disobbedienza civile.
Moderati? Mah!
Affermazioni di comodo? Parrebbe proprio di sì. Un politico è credibile quando le sue affermazioni e le sue promesse si rispecchiano nelle azioni della sua vita passata; o quando sono segnale di una reale trasformazione: ma non è questo il caso del candidato moderato Parisi. Ne è riprova cristallina la sua totale adesione al discorso di Berlusconi che apriva la sua campagna elettorale: “Berlusconi è la nostra guida moderata;  la base fondamentale della nostra cultura è il manifesto del presidente Silvio di 22 anni fa: un manifesto della libertà popolare, delle aziende e dell'energia positiva della città. È un manifesto che ci permetterà di liberare Milano e l'Italia".
Liberare da cosa? E chi? Declarazione frusta e insipiente…. l’abbiamo imparato.
Parisi si dichiara rispettoso delle istituzioni e garante della loro applicazione; ma è appiattito sul fondatore di Forza Italia e su una (perdonate!) becera interpretazione della parola “libertà”, ribadita dallo stesso teatro “Manzoni” l’8 maggio: “Oggi per la democrazia e la libertà del cittadino valgono le stesse parole che dissi 22 anni fa qui al Manzoni, quando si è formata Forza Italia, nata proprio in questo teatro. Ventidue anni fa dissi: la libertà viene prima dello Stato, è un diritto fondamentale. […] Non c'è da cambiare una parola di quel discorso”.
Che cosa Berlusconi intendesse per “libertà” l’abbiamo visto tutti e – ahimè! – in tutto il mondo. Non è quella, la libertà che vogliamo; non è quella, la libertà che vogliono i milanesi, ora città metropolitana; baricentro della cultura e dell’innovazione italiana; ibridazione sempre più accentuata di etnìe, ma legata a una storia magnifica e millenaria di impegno, lavoro, e misura. Perché sì: Milano sa davvero cosa sia la misura, che è il significato più profondo di moderazione. Parisi indica Berlusconi guida moderata della sua futura politica: ma per oltre vent’anni Berlusconi è stato tutto meno che un moderato, mostrando una insofferenza assoluta nei confronti di tutte le regole e leggi dello Stato che limitassero la sua personale, narcisistica e talora malata voluttà di azione.
“Parte moderata” rimanda, allora, a un modus affatto personale, entro limiti opportuni per chi li stabilisce….
Tutto il resto è “eccesso”.
Tutto il resto è inopportuno. E condannabile.
Giuliana Nuvoli

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