Nella Casa delle Donne ha avuto luogo un primo incontro milanese (qui documentato) che si inserisce in un progetto nazionale in cui le donne di propongono di fare un bilancio dell'operato della Giunte Comunali. Il tema della serata - la politica oggi e le donne - si è snodato lungo due percorsi diversi:
1. il primo relativo alla politica locale (Milano e dintorni);
2.
il secondo riferito a modelli cui la politica fa riferimento
su base nazionale (e non solo).
1. La politica locale
L’attuale sindaco di Milano è stato eletto, sopra tutto, coi voti delle
donne. Durante la campagna elettorale si era verificato una sorta di
“innamoramento” per il candidato che, fra i due, sembrava più attento
all’elettorato femminile, ai suoi problemi e a una necessaria parità di genere
nella politica.
L’entusiasmo è durato
sino alla composizione della giunta che, in effetti, pareva garantire questa
parità: il numero delle Assessore era pari al numero degli Assessori. Ma, in breve tempo, hanno iniziato
a evidenziarsi delle criticità:
a. è risultata chiara da subito una anomalìa: le Assessore si comportavano da “custodi” dell’operato del Sindaco
e della sua figura, talora anche in modo acritico. Erano state scelte, non elette: e una sorta di sotterraneo senso di gratitudine ci pare le abbia in parte condizionate.
b. Il Sindaco si è reso difficile da
raggiungere dalle donne. Ha avocato a sé (senza creare un Assessorato) il
problema della Parità di genere e ha
creato la figura della Delegata alle Pari
Opportunità che però sembra non aver alcun potere decisionale.
c. Viene così, quasi sempre, vanificato il
lavoro dei tavoli che Consigliere, rappresentanti di numerosi gruppi e
volontarie, hanno avviato, in un contesto in cui anche il Bilancio
di genere pare essere disatteso.
d. L’unica Assessora che ha operato in modo
autonomo, là dove necessario, è stata Lucia Castellano, che – prima di assumere
un nuovo incarico (con una scelta che alcune dicono non voluta da lei) – ha ottenuto, fra l'altro, la Casa per le Donne, continuando a essere presente
anche dopo l’allontanamento dal Consiglio Comunale milanese.
e. Di non secondaria importanza, la miopìa strategica mostrata nel dialogo con altre etnìe e religioni.
L’elemento femminile di ogni popolazione è quello che più si adopera per
l’integrazione, il dialogo, l’interazione col territorio e gli abitanti del
luogo. La giunta ha scelto (per ora) di dialogare solo con la parte istituzionale, ovviamente
tutta al maschile….
Il bilancio della giunta arancione a Milano
quindi – dal punto di vista di ciò che
poteva (e doveva) essere fatto per le donne - non è ad oggi soddisfacente. Le cause, a
nostro avviso, sono da ricercare non tanto nell’operato di singoli individui,
quanto in una cultura per la quale “alle donne si concede che…”; "sì, va bene, ascoltiamo anche le donne...": un
atteggiamento ancora fortemente radicato nella politica italiana, che la
trattiene in una asfittica posizione di stallo.
2. I modelli della politica
I
modelli della politica sono ancora tutti maschili. E sono modelli perdenti, nei
contenuti e nella forma, che camminano con la testa volta all’indietro come gli
indovini dell’Inferno dantesco.
I punti dolenti individuati nel corso della riunione sono
stati:
a. il
narcisismo inconcludente
E’ vezzo che si perde nella notte dei tempi
quello di esibire la propria (presunta)
abilità oratoria per occupare la maggior quantità di spazio possibile in
qualunque tipo di riunione/assemblea, al fine di rafforzare la propria
immagine, a scapito del tempo che potrebbe essere impiegato per giungere alla
soluzione dei problemi.
b. il
gallismo irrinunciabile
Non sono mai cessati i comportamenti con
più o meno velati rimandi, gesti, parole di contenuto sessuale. Questo rientra
in una cultura da “branco” (quello di sesso maschile) che legittima anche
episodi inaccettabili, senza che vi sia sempre una adeguata risposta sia da chi li subisce, sia da parte delle
istituzioni.
c. il
lobbismo diffuso
La politica come “affare” continua a
dominare la scena italiana. Scambi, favori, compiacenze, permessi, sordità
opportune caratterizzano gran parte degli organismi sia locali che nazionali.
Da questa fitta rete sono escluse, di norma le donne, eccezion fatta per quelle
che si sono adeguate a questi modelli.
d. il
partito “padrone”
Anche nei partiti della sinistra italiana
vige la regola dell’obbedienza obbligatoria. Il partito si viene a configurare
come una sorta di “padre padrone” che,
apparentemente, lascia spazio al dibattito e al confronto, ma che poi,
nei momenti decisionali, premia la fedeltà, l’uniformazione, l’assenso.
e.
l’antidoto
L’unico antidoto a tutto questo è, senza
ombra di dubbio, una presenza diversa delle donne nella politica. La creazione
di una rete forte - a cui lo strumento di questa rete-blog può concretamente contribuire - che:
-
sia solidale in ogni momento con le donne/donne in politica;
-
sia presente in modo critico sull’operato della politica ad
ogni livello e in ogni luogo;
- combatta tenacemente per mutare gli elementi negativi
sopra indicati e tutti quelli, di qualsiasi natura, che venissero segnalati;
- si scrolli di dosso una sudditanza che rappresenta il
residuo “oscuro” di millenni di sottomissione e lontananza dal potere;
-
si muova secondo modelli propri, tutti femminili: quindi
tesi davvero al bene comune e alla soluzione dei problemi del collettivo.
Non
ci resta che esigere con fermezza quello che il common sense detterebbe. Dopo tutto se anche il sesso di Dio è da stabilire, perché mai la
politica deve restare – nei veri gangli del potere - al maschile: sopra tutto quando risulta così lenta a capire i mutamenti della storia, e
così inetta da non saper neppure riconoscere la natura dei problemi, e quindi
del tutto incapace a risolverli? Non v’è altra strada che una sana, equa ed
effettiva condivisione nella gestione della res
publica: ed è nostra ferma intenzione arrivarci, per il bene di tutti.
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