martedì 1 ottobre 2013

Che rapporto c'è tra la violenza sulle donne e la pianificazione urbana?

La recente ondata di violenze sessuali che ha avuto come teatro le città indiane ha suscitato enorme indignazione e reazioni da parte delle donne ed ha messo in luce le relazioni che esistono tra la qualità degli spazi urbani e la sicurezza. 
In un articolo apparso il 28 settembre 2013 su The New York Times Neyaz Farooque raccoglie la testimonianza della ventiquattrenne Janaki Sharma,  produttrice presso una stazione radiofonica,  che fa la pendolare per circa 40 chilometri dalla sua casa, nel settore occidentale di  Delhi,  fino al suo posto di lavoro, incontrando nel tragitto attraverso la città "ogni sorta di maniaci, pervertiti ed imbecilli". Secondo la sua esprienza, il loro comportamento è diverso in relazione a dove avvengono gli incontri, ovvero nel metrò, sugli autobus, nella loro attesa, o camminando lungo l'ultimo tratto di strada desolata che deve fare a piedi.
Il disegno degli spazi urbani non è indifferente alle condizioni che favoriscono gli attacchi contro le donne. Sono soprattutto i luoghi di confine delle grandi infrastrutture viarie, come l'anello stradale che circonda New Delhi, per vasti tratti senza semafor,i e che intercetta molte aree desolate della citta , a favorire gli attacchi attuati da veicoli in movimento. In generale l'illuminazione delle strade è pensata per i veicoli che vi transitano e non per i pedoni. Aumentare la sicurezza per i pedoni può quindi contribuire alla diminuzione degli attacchi alle donne. Inoltre rendere le strade luoghi pieni di vita, dove si affacciano negozi e dove sostano venditori ambulanti, è una forma di controllo sociale che disincentiva il crimine, in particolare la violenza contro le donne.
Anche il diffondersi di quartieri recintati può creare le condizioni favorevoli agli atti criminali. Gli spazi esterni a questi insediamenti  diventano terra di nessuno  e  possono  essere  luoghi d'elezione per atti violenti. Allo stesso modo anche l'esistenza delle cosiddette zone di esclusione urbana, ovvero gli slum di città come Delhi o Mumbai, favorisce i comportamenti violenti da parte di coloro che vi abitano. Città più inclusive ed egualitarie sono  più sicure per le donne perchè meno esposte al prodursi della violenza di strada. Al contrario,  dove si creano quartieri esclusivi per la classe medio-alta si producono per converso i ghetti dell'esclusione sociale. Non è un caso che i membri della gang di violentatori che a Delhi uccisero una studentessa di 23 anni e l'autore della violenza contro una fotogiornalista di Mumbai provenissero da slum di quelle città.
Al di là delle città indiane, le cui trasformazioni sono tumultuose quanto lo sviluppo del paese, è in generale vero ovunque che gli spazi urbani se sono sicuri per i pedoni lo sono anche pe le donne e che se le strade continuano ad essere pensate solamente come infrastrutture di transito per le auto l'insicurezza urbana troverà sempre il modo di prodursi. Lo sottolineava già Jane Jacobs* a proposito delle grandi città americane, le cui violente trasformazioni per far posto ai viadotti sopralevati funzionali al traffico automobilistico avevano prodotto profonde ferite sociali. Il modello della strada urbana sulla quale si affaccino edifici per varie funzioni, con la sua vita fatta di abitazioni, uffici, esercizi commerciali e transito pedonale era negli anni '60 per Jacobs, così come oggi, un buon antidoto alla criminalità ed un valido dispositivo d'inclusione sociale.
* Cfr.Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane, Torino, Einaudi, 1969-2009.
Michela Barzi. Questo articolo è tratto da Millennio Urbano

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