La recente ondata di violenze sessuali che ha avuto come teatro le
città indiane ha suscitato enorme indignazione e reazioni da parte delle
donne ed ha messo in luce le relazioni che esistono tra la qualità
degli spazi urbani e la sicurezza.
In un articolo apparso il 28
settembre 2013 su The New York Times Neyaz
Farooque raccoglie la testimonianza della ventiquattrenne Janaki
Sharma, produttrice presso una stazione radiofonica, che fa la
pendolare per circa 40 chilometri dalla sua casa, nel settore
occidentale di Delhi, fino al suo posto di lavoro, incontrando nel
tragitto attraverso la città "ogni sorta di maniaci, pervertiti ed
imbecilli". Secondo la sua esprienza, il loro comportamento è diverso in
relazione a dove avvengono gli incontri, ovvero nel metrò, sugli
autobus, nella loro attesa, o camminando lungo l'ultimo tratto di strada
desolata che deve fare a piedi.
Il disegno degli spazi urbani non
è indifferente alle condizioni che favoriscono gli attacchi contro le
donne. Sono soprattutto i luoghi di confine delle grandi infrastrutture
viarie, come l'anello stradale che circonda New Delhi, per vasti tratti
senza semafor,i e che intercetta molte aree desolate della citta , a
favorire gli attacchi attuati da veicoli in movimento. In generale
l'illuminazione delle strade è pensata per i veicoli che vi transitano e
non per i pedoni. Aumentare la sicurezza per i pedoni può quindi
contribuire alla diminuzione degli attacchi alle donne. Inoltre rendere
le strade luoghi pieni di vita, dove si affacciano negozi e dove sostano
venditori ambulanti, è una forma di controllo sociale che disincentiva
il crimine, in particolare la violenza contro le donne.
Anche il
diffondersi di quartieri recintati può creare le condizioni favorevoli
agli atti criminali. Gli spazi esterni a questi insediamenti diventano
terra di nessuno e possono essere luoghi d'elezione per atti
violenti. Allo stesso modo anche l'esistenza delle cosiddette zone di
esclusione urbana, ovvero gli slum di città come Delhi o
Mumbai, favorisce i comportamenti violenti da parte di coloro che vi
abitano. Città più inclusive ed egualitarie sono più sicure per le
donne perchè meno esposte al prodursi della violenza di strada. Al
contrario, dove si creano quartieri esclusivi per la classe medio-alta
si producono per converso i ghetti dell'esclusione sociale. Non è un
caso che i membri della gang di violentatori che a Delhi uccisero una
studentessa di 23 anni e l'autore della violenza contro una
fotogiornalista di Mumbai provenissero da slum di quelle città.
Al
di là delle città indiane, le cui trasformazioni sono tumultuose quanto
lo sviluppo del paese, è in generale vero ovunque che gli spazi urbani
se sono sicuri per i pedoni lo sono anche pe le donne e che se le strade
continuano ad essere pensate solamente come infrastrutture di transito
per le auto l'insicurezza urbana troverà sempre il modo di prodursi. Lo
sottolineava già Jane Jacobs* a proposito delle grandi città americane,
le cui violente trasformazioni per far posto ai viadotti sopralevati
funzionali al traffico automobilistico avevano prodotto profonde ferite
sociali. Il modello della strada urbana sulla quale si affaccino edifici
per varie funzioni, con la sua vita fatta di abitazioni, uffici,
esercizi commerciali e transito pedonale era negli anni '60 per Jacobs,
così come oggi, un buon antidoto alla criminalità ed un valido
dispositivo d'inclusione sociale.
* Cfr.Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane, Torino, Einaudi, 1969-2009.
Michela Barzi. Questo articolo è tratto da Millennio Urbano
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