domenica 7 dicembre 2014

#MafiaCapitale, 'ndrangheta a Milano e verità fumose. I familiari di Fausto e Iaio chiedono di non abbandonare le indagini

Il nome di Massimo Carminati è già contenuto, dai primi anni Novanta, nelle carte dell’inchiesta sul duplice omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio, avvenuto a Milano, in via Mancinelli, la sera del 18 marzo 1978 e rivendicato dalla “Brigata Combattente Franco Anselmi”.

Il 14 luglio 1997, il giudice Guido Salvini scrive infatti nell’ordinanza – sentenza N.271/80F [vedi qui interessanti testi relativi, ndr]: «Le caratteristiche somatiche e d’abbigliamento quantomeno di uno degli assassini di Fausto e Iaio sono decisamente compatibili con la persona di Massimo Carminati. L’impermeabile chiaro, indossato probabilmente da due degli aggressori, era del resto quasi una “divisa” per gli esponenti della destra romana. I collaboratori di giustizia Walter Sordi e Cristiano Fioravanti, sulla base di voci e di valutazioni di ambiente, hanno quindi indicato nel gruppo di Carminati il possibile responsabile del duplice omicidio di Milano».
E Massimo Carminati compare il 6 dicembre 2000 nel decreto di archiviazione del giudice Clementina Forleo: «(…) Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva e in particolare degli attuali indagati (Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci), appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura de relato delle pur rilevanti dichiarazioni.»
Alla luce delle nuove inchieste che coinvolgono Massimo Carminati nella più ampia associazione di stampo mafioso, l’associazione familiari e amici di Fausto e Iaio chiede che la verità e la giustizia sull’omicidio di via Mancinelli a Milano non venga archiviata.
Associazione familiari e amici di Fausto e Iaio, 5 dicembre 2014

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