Nel sottopassaggio meglio non passare di sera, magari ti rapinano.
Per ora si possono fare solo ipotesi sul comportamento della sfortunata giovane madre, ma è esperienza comune l’insicurezza che ispirano le strade e le infrastrutture che ogni giorno gli abitanti delle città utilizzano per spostarsi. Sono soprattutto le donne le vittime di questa insicurezza e del senso d’impotenza che essa ispira. Meglio tentare un attraversamento rischioso, utilizzando un varco dello spartitraffico, piuttosto che avventurarsi in un sottopassaggio, forse considerato ancora più pericoloso del viale concepito per lo scorrimento veloce delle auto.
La pianificazione orientata alle necessità delle auto più che a quelle delle persone ha segmentato i percorsi urbani in settori della cui importanza è testimonianza la quantità di danaro pubblico investita per la loro realizzazione. Non è un caso che il sottopassaggio che conduce alla stazione della metropolitana, meta o provenienza della donna investita, abbia dall’altro lato del viale un posteggio per auto.
La mobilità 
ha una relazione fortissima con il valore sociale che hanno le funzioni 
di cura, ancora largamente sulle spalle dell'universo femminile.  Fare 
la spesa, portare i figli a scuola, andare a lavoro, occuparsi delle 
necessità degli anziani, sono attività che generano spostamenti, molto 
difficili nella città intasate dal traffico automobilistico e  ancor di 
più se si è una donna che deve necessariamente portare con se bambini 
piccoli e usare i mezzi pubblici. 
La questione  dell'impatto della moblità sulla qualità della vita delle donne per ora non trova posto 
nemmeno tra gli indicatori che dovrebbero misurare quanta strada c’è 
ancora da fare per raggiungere l’obiettivo di città in grado di non 
nuocere ai propri abitanti ed, in generale, al pianeta. Al
di là delle buone intenzioni enunciate per rimediare ai guasti delle 
città contemporanee, va  infatti registrato che fino ad ora i tentativi
 di mettere in discussione i principi dell’urbanistica modernista 
novecentesca non sono riusciti a far coincidere il concetto largamente 
utilizzato (ed abusato fino al limite della sua trasformazione in 
slogan) di sostenibilità con soluzioni in grado di sovvertire il modello
 dominante di pianificazione urbana, e questo  vale in particolare per 
gli effetti che esso ha avuto sulla vita delle donne.
Finchè le 
politiche per la mobilità urbana, oggi largamente avulse dalle scelte di
 governo del territorio, non metteranno al centro le necessità del suo 
attore principale, perché è ormai dimostrato che sono molto di più le 
donne a spostarsi rispetto agli uomini, finchè non saranno riconosciute 
le specifiche necessità legate al genere e non si metterà al centro il 
ruolo che esso esercita nella società, muoversi nelle nostre città a 
misura d'auto sarà, per le donne e non solo, una sfida da affrontare 
all'insegna della quotidiana insicurezza.
 

 
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