Che il trasporto pubblico sia la soluzione strategica per combattere 
gli enormi danni ambientali ed economici prodotti dall'espansione della 
mobilità individuale motorizzata è un'affermazione pressoché scontata.  Tuttavia la realizzazione di reti efficenti di trasporto collettivo è 
questione che si scontra con gli interessi contrapposti su cui spesso si
 basano le politiche dei governi.
La priorità degli investimenti va ancora alla costruzione di autostrade perchè questo tipo di infrastruttura è la spina dorsale del modello di  sviluppo territoriale novecentesco, tutt'altro che superato in Italia, che fa parte dei cosiddetti paesi sviluppati, come in India il cui impetuoso 
sviluppo economico è rappresentato, per quanto riguarda gli effetti territoriali, dalla costruzione di 39 nuove autostrade sui cui progetti e relativi finanziamenti il governo sta discutendo in questi giorni.
Uno degli effetti più noti di questo modello di sviluppo territoriale è l'enorme dipendenza dal petrolio che, nel caso del secondo paese più popoloso al mondo, si traduce in 145 miliardi di dollari all'anno per l'importazione di greggio. Il Ministro del Petrolio M. Veerappa Moily, conti alla mano, ha proposto ai suoi concittadini di utilizzare il trasporto pubblico almeno una volta alla settimana per risparmiare 23 miliardi di dollari, una cifra considerevole visto il deficit nella bilancia dei pagamenti del paese asiatico. Egli stesso, dal 9 ottobre scorso, viaggia ogni mercoledì sulla metropolitana per recarsi al suo ministero. 
L'iniziativa del 
ministro Moily a sostegno del trasporto pubblico ha tuttavia poco in 
comune con l'esperienza quotidiana dei 2,3 milioni di passeggeri della 
metropolitana di Delhi, spesso costretti per raggiungerla ad avvalersi 
di altri mezzi di trasporto su gomma, dai taxi ai rickshaw che intasano le strade della capitale, cosi' come gli 
affollatissimi e lenti autobus. 
Le difficoltà degli spostamenti in
 Delhi si aggravano per le donne, la cui scarsa presenza come utenti 
della metropolitana e' testimoniata dalle esigue file che si fomano agli
 ingressi dotati di metal detector. Per evitare che esse siano oggetto 
di molestie sessuali,  un vagone di ogni treno viene esclusivamente 
destinato a loro. Dopo il caso eclatante della studentessa morta a 
seguito di una violenza di gruppo avvenuta su di un bus di Delhi, 
l'istituzione dei vagoni solo per donne é senz'altro apprezzabile, 
pur sembrando una forma di segregazione. Tuttavia continuano a sussistere gli elementi d'insicurezza per le donne
 che si spostano nella città, soprattutto nelle ore serali, quando 
diventa sconsigliabile camminare su strade male illuminate, spesso prive
 di marciapiede  e sopratutto progettate per il traffico veicolare.
Rispetto alla situazione problematica della mobilità urbana, la 
metropolitana di Delhi, con le sue 6 linee che si estendono per 190 
chilometri,  ha cominciato ad essere operativa solo nel 2002. Altri 108 
chilometri saranno aggiunti alla rete attuale con l'intento di sgravare 
l'enorme traffico veicolare generato da uno sviluppo urbano che ha 
portato lo stato dove risiede la capitale indiana ad incrementare, 
tra il 1991 ed il 2011, la propria area urbana del 62,5% e la 
popolazione del 77,8%, secondo lo Statistical Abstract 2012.
Il
 caso della metropolitana di Delhi e dei suoi vagoni destinati alle 
donne dimostra come su di un buon trasporto pubblico si appoggi anche la
 possibilita' di aumentare la percentuale di donne occupate, in India 
drammaticamente ferma al 10,58% (un quinto di quella maschile). 
Condizioni piu' sicure ed efficenti per muoversi tra l'abitazione ed il 
lavoro possono supportare l'occupazione femminile, oltre ad essere una 
valida alternativa per coloro che utilizzano l'auto privata e generare 
un considerevole risparmio energetico. In questo senso l'esempio del 
Ministro indiano del Petrolio potrebbe essere molto piu' che simbolico.
In Italia non c'è nessun ministro che va a lavorare con i mezzi pubblici e l'importazione di petrolio ci costa 55 miliardi di dollari all'anno. Nessuno sembra avanzare proposte organiche affinchè un trasporto pubblico efficiente possa migliorare  le condizioni difficili della mobilità urbana e ridurre la dipendenza energetica del paese. Men che meno ci si interroga su quanto una mobilità sostenibile, anche da un punto di vista di genere, possa aumentare le opportunità per le donne di partecipare alla vita econimica, in una situazione in cui, relativamente a questo indicatore, il nostro paese è al 97 posto del Global Gender Gap Index 2013 del World Economic Forum.
Michela Barzi Millennio Urbano 
 

 
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