Milano oggi ha davanti una grande sfida.
Perché proprio nel passaggio da questa amministrazione alla futura si porranno solide basi per lo sviluppo della nostra città come metropoli internazionale, attrattiva e aperta.
Aperta a tutta la sua popolazione residente, che siano milanesi da sempre, da molto o appena arrivati. L’eredità del pensiero di molti arcivescovi milanesi, che si è realizzata in ultimo con gli insegnamenti permeatori di un milanese di adozione qual è stato il Cardinal Martini, ha contribuito alla creazione di una società pensante e dialogante, ancorché spesso laica, alla cui base è sempre stata l’attitudine all’accoglienza. E’ un valore di Milano storicamente riconosciuto, infatti quello dell’accoglienza basato sulla reciprocità, sulla capacità di chi arriva a Milano di integrarsi con il tessuto civile ed imprenditoriale. Per questo Milano è ancora oggi meta anche per moltissimi giovani del Sud Italia; perché ancora rappresenta il “sogno italiano” di chi vuole farcela. Non possiamo deludere le aspettative di tantissimi giovani che scelgono la nostra città per studiare o per iniziare la propria carriera lavorativa. Non possiamo frustrare le speranze dei giovani milanesi che scelgono di rimanere ed impegnarsi per il loro futuro a Milano.
Certo, le difficoltà economiche sono evidenti, ma la
tradizione di vera città aperta, città che da sempre è stata capace di
accogliere culture differenti, ci consegna una missione da cui non ci possiamo
esimere.
La città che vedo in questo momento, quindi, in relazione al suo sviluppo futuro, è una città che si
evolve all’interno della sua tradizione. L’autenticità di Milano non la
possiamo svendere a chi vuole soltanto continuare a costruire nuovi palazzi e
chiudere porte.
I contesti abitativi ci sono, spesso male utilizzati o male
tenuti. Forse non dovremmo costruirne altri, consumando altro suolo. Le
capacità per riqualificare edifici residenziali esistenti ci sono, le
tecnologie per farlo nel rispetto dell’ambiente e della salute degli abitanti
pure. Le competenze professionali da coinvolgere non mancano. Ci serve rendere
attrattive le operazioni agli occhi di chi può finanziare queste opere di rammendo
che spesso non sono limitate alle aree cosiddette periferiche. Il Gratosoglio,
Lorenteggio, San Siro, solo per citarne alcune, infatti, si possono ancora
considerare periferie? In un’ottica di città metropolitana? Ma poi, il disagio
abitativo non è dato anche dalla impossibilità di sviluppare relazioni sociali
intorno a dove si vive? Alla mancanza di sicurezza, alla mancanza di spazi
comuni che restituiscano dignità a chi li vive quotidianamente… e alla mancanza
di opportunità di sviluppo personale e lavorativo?
Ed è proprio qui che nasce la sfida tutta culturale che
Milano ora deve affrontare, da qui si delinea la mia visione di Milano per il
futuro. Una Milano che non abbandoni la sua identità di città dell’incontro e
del confronto ma che riscopra il gusto di una socialità diffusa in cui i luoghi
di cultura possono contribuire largamente.
In una mia ricerca del 2010 avevo contato a Milano, soltanto
nell’area urbana, 102 luoghi di cultura con attività espositive abituali
(musei, fondazioni ecc.). Sei anni dopo, la realtà museale milanese si è
arricchita e ulteriormente articolata. Ma non si può considerare produzione artistica e culturale soltanto l’offerta di musei, di mostre
temporanee o di qualsiasi altra istituzione culturale “ufficiale”. Milano,
associata all’idea di capitale della creatività e del
Made in Italy, deve permettere la nascita spontanea di cultura in luoghi
espressamente dedicati alla contaminazione feconda delle idee. Spazi
istituzionali (musei, biblioteche, gallerie) devono diventare incubatori di
nuova cultura imparando ad aprirsi alle curiosità della città e dei suoi
visitatori e permettendo lo sviluppo della creatività attraverso l’emulazione
delle opere degli artisti del passato.
Spazi recuperati – pubblici o privati (è assolutamente importante riprendere il progetto degli scali ferroviari a cui aggiungere un progetto sistemico sui locali commerciali sfitti e sulle aree abbandonate) – a basso livello di burocrazia e a costi agevolati – che permettano a artisti, designer, artigiani, creativi di tutti i settori di realizzare i propri progetti e di metterli a disposizione del pubblico. Il teatro, il balletto, la danza, i vari stili musicali devono trovare spazio in città quotidianamente, accanto alla produzione di tutti gli altri settori artistici, non solo durante gli eventi come pianocity e bookcity che hanno avuto il merito di mettere in evidenza la “fame” di cultura che ha la nostra città. L’educazione alla cultura e alla bellezza non possono essere demandate solo alla scuole ma ogni ente ed istituzione/associazione culturale deve avere la possibilità di costruire la propria offerta in modo capillare sul territorio. In modo che la riqualificazione dei quartieri passi anche attraverso una riqualificazione sociale e culturale. Per dare a tutti i residenti l’occasione di avere accesso e di partecipare alle attività culturali della città. Per realizzare quella città policentrica che essere una città metropolitana ci richiede.
Spazi recuperati – pubblici o privati (è assolutamente importante riprendere il progetto degli scali ferroviari a cui aggiungere un progetto sistemico sui locali commerciali sfitti e sulle aree abbandonate) – a basso livello di burocrazia e a costi agevolati – che permettano a artisti, designer, artigiani, creativi di tutti i settori di realizzare i propri progetti e di metterli a disposizione del pubblico. Il teatro, il balletto, la danza, i vari stili musicali devono trovare spazio in città quotidianamente, accanto alla produzione di tutti gli altri settori artistici, non solo durante gli eventi come pianocity e bookcity che hanno avuto il merito di mettere in evidenza la “fame” di cultura che ha la nostra città. L’educazione alla cultura e alla bellezza non possono essere demandate solo alla scuole ma ogni ente ed istituzione/associazione culturale deve avere la possibilità di costruire la propria offerta in modo capillare sul territorio. In modo che la riqualificazione dei quartieri passi anche attraverso una riqualificazione sociale e culturale. Per dare a tutti i residenti l’occasione di avere accesso e di partecipare alle attività culturali della città. Per realizzare quella città policentrica che essere una città metropolitana ci richiede.
Milano quindi, come creative city, vecchio
concetto degli anni ’90 soppiantato dall’idea di città smart, ma che ancora
deve essere applicato correttamente e concretamente alla nostra città,
razionalizzando e mettendo a sistema tutto quanto è presente sul territorio
metropolitano partendo dai luoghi di cultura per arrivare al turismo alla
mobilità, alla cura delle persone.
Milano come città-tessuto: tante trame interconnesse, a volte rammendate, che riprendono la nostra storia, la rielaborano, la attualizzano e la trasformano nel disegno della Milano del futuro che grazie alla cultura va incontro al mondo.
Milano come città-tessuto: tante trame interconnesse, a volte rammendate, che riprendono la nostra storia, la rielaborano, la attualizzano e la trasformano nel disegno della Milano del futuro che grazie alla cultura va incontro al mondo.
M. Cristina Vannini - candidata al Consiglio Comunale Elezioni 5 Giugno 2016 - Lista Noi, Milano Beppe Sala Sindaco
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