Quale firmataria di questa lettera, rivolta un anno fa al Sindaco di Milano, sono lieta di annunciare che la delibera che vi era contestata è stata modificata. A maggior ragione ne sono lieta, dato che solo pochi giorni fa - pur senza voler apparire una guastafeste - ero nuovamente intervenuta sul tema, in modo abbastanza preoccupato.
Un anno fa era stato richiesto che un punto controverso fosse direttamente stralciato dalla delibera.
Tale richiesta era emersa in seguito a una riunione di donne milanesi, dopo un tamtam indetto proprio da autrici di questo blog, che portò appunto alla lettera suddetta, e poi a un incontro sul tema con la delegata del Sindaco.
La frase incriminata citava testualmente messaggi pubblicitari che diffondono (…) immagini volgari, indecenti, ripugnanti, devianti da quello che la comunità percepisce come ‘normale’, tali da ledere la sensibilità del pubblico.
Ma... quali messaggi? questo, per esempio?
La frase incriminata citava testualmente messaggi pubblicitari che diffondono (…) immagini volgari, indecenti, ripugnanti, devianti da quello che la comunità percepisce come ‘normale’, tali da ledere la sensibilità del pubblico.
Ma... quali messaggi? questo, per esempio?
O questo..?
Ad ogni buon conto, in riferimento a quella frase, la Delegata del Sindaco ha comunicato: dopo un anno di applicazione della delibera n° 1288/13 è emersa la necessità di apportare una modifica al punto 2 dei criteri, eliminandone il riferimento al concetto di normalità difficilmente definibile in astratto e altrettanto difficilmente applicabile in concreto.
A noi la necessità sembrava evidente subito: per questo l'avevamo espressa. Comunque, con nuova delibera dell'11 luglio 2014, la Delibera 1288 del 28 giugno 2013 è stata finalmente corretta. La frase “immagini volgari, indecenti, ripugnanti, devianti da quello che la comunità percepisce come “normale” tali da ledere la sensibilità del pubblico” è stata sostituita con un più generico: "tali da ledere la sensibilità di cittadini e cittadine“.
Resta una definizione vaga, e soprattutto messa a punto dalla Delegata del Sindaco senza (nuovamente) interpellare le associazioni che su questi temi investono energie e risorse da anni. DonneinQuota lavora su questo tema dal 2008. Da tempo ci siamo rese conto che riguardo al sessismo esiste un vuoto normativo; e non è un problema solo italiano. Per quello nel marzo 2013 ci siamo unite con altre organizzazioni europee, e abbiamo dato vita a Wecams, una coalizione internazionale che ha l'obiettivo specifico di contrastare il sessismo nei Media e nella Pubblicità coordinando azioni in Italia, nel Regno Unito e in Francia. Certamente chiediamo un monitoraggio anche sulla pubblicità: non solo sul nudo a sproposito, ma per prevenire i danni del continuo alimentare stereotipi pericolosi; perché esiste una innegabile correlazione tra immagini sessiste e quella violenza di genere che sfocia perfino in femminicidio.
Forse l'esperienza di associazioni come la nostra avrebbe potuto essere utile! ma anche quella di donne competenti, notoriamente impegnate sul tema (inclusa Lorella Zanardo che, dal tema del sessismo in tv, si è occupata anche di pubblicità)... O no?
E va bene; prendiamo atto che è sempre un piccolo passo: la richiesta di stralciare l'infelice frase precedente, almeno, è stata accolta.
E va bene; prendiamo atto che è sempre un piccolo passo: la richiesta di stralciare l'infelice frase precedente, almeno, è stata accolta.
Ricordo qui l'altro aspetto rilevante che riguarda l'intera questione: la delibera antisessista di cui stiamo parlando non riguarda tutta la pubblicità che può essere fatta sul territorio milanese.
Ma, solo ed esclusivamente, quella di stretta pertinenza degli spazi gestiti dal Comune: nel complesso, stiamo parlando di non più del 7% di tutta la cartellonistica milanese. E il restante 93% che (pur restando di proprietà del Comune) viene dato in gestione ai privati?
Ma, solo ed esclusivamente, quella di stretta pertinenza degli spazi gestiti dal Comune: nel complesso, stiamo parlando di non più del 7% di tutta la cartellonistica milanese. E il restante 93% che (pur restando di proprietà del Comune) viene dato in gestione ai privati?
Su questa ben più imponente mole di affissioni nulla di concreto. Eppure altrove qualcosa di efficace è stato fatto: mi riferisco al Protocollo contro la Pubblicità Sessista" del Comune Rimini; ma non solo (anche su questo scriverò a breve).
E il Comune di Milano non dovrebbe essere secondo a nessuno.
E il Comune di Milano non dovrebbe essere secondo a nessuno.
Donatella Martini, pres. di DonneinQuota
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